Miccoli a 360 gradi: "Molta diffidenza qui a Manfredonia. Non va bene" - I AM CALCIO FOGGIA

Miccoli a 360 gradi: "Molta diffidenza qui a Manfredonia. Non va bene"

Foto: Lucia Melcarne
Foto: Lucia Melcarne
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Schietto, diretto e senza peli sulla lingua, come lo è sempre stato. Così lo abbiamo ritrovato l'avvocato Luigi Miccoli nelle nuove vesti di vicepresidente e direttore generale del Manfredonia Calcio. Lui e Davide Pelusi (nuovo amministratore delegato, ndr), dove aver lasciato la causa del Foggia Calcio, si sono immersi a pieno nel progetto sipontino, acquisendo il 66% delle quote societarie con il restante 33% rimasto proprietà del presidente Antonio Sdanga. Ma i due neo dirigenti stanno trovando non poche difficoltà in questa nuova avventura. Noi di I am Calcio Foggia lo abbiamo contattato per intervistarlo a tutto tondo parlando di passato, di presente, e soprattutto di futuro. 

Salve Avvocato. Poche settimane fa il suo ingresso in società insieme a Pelusi. Come mai questa scelta? Le mancava il calcio dopo aver lasciato il Foggia?

A me mancava la possibilità di poter valorizzare i giovani del posto. Il calcio è uno strumento di affrancazione sociale e di produzione di valore umano. Non mi mancava affatto per come è gestito e per chi lo governa. Il mio obiettivo è quello di far crescere i giovani del posto, e Manfredonia è fatta prettamente di giocatori pugliesi. Ecco perché ho fatto questa scelta.

Le ha fatto male lasciare i colori rossoneri?

Obiettivamente si. Perché sono convinto che il lavoro fatto lo scorso anno doveva continuare, soprattutto per un discorso legato a marketing, comunicazione e via dicendo. Scendere da un treno che hai contribuito a spingere, ti lascia l'amaro in bocca, soprattutto se parli della tua squadra del cuore. Tra me e il Foggia comunque, sarà amore eterno.

La Serie D ovviamente è tutt'altra cosa rispetto alla Lega Pro. Il vostro progetto è basato sulla permanenza nella categoria, oppure negli anni si punta al salto tra i professionisti?

Il discorso è molto chiaro: qui abbiamo un impianto sportivo in deroga, anzi in doppia deroga, sia perché il manto erboso è consunto e rischioso per i giocatori, sia per le dimensioni del campo non omologabili secondo i criteri “Fifa 1 stella” e “Fifa 2 stelle”. Si può programmare tutto quello che si vuole, ma lo si può fare quando c'è comunità di intenti e di idee. Il programma attuale vorrei portarlo avanti perché abbiamo in rosa e tra le giovanili, ragazzi di grandi prospettive, che ci potranno permettere anche di compiere un salto importante di categoria un domani, ma ce lo deve consentire anche la politica e gli imprenditori. Io non sono un milionario, sono uno che sa gestire bene le società. Quella trovata a Manfredonia è una situazione molto lontana da quella che ci si potesse aspettare. Sono un appassionato di questi colori, ma purtroppo la capacità di ascolto nei nostri confronti in questo momento è molto riduttiva, perché siamo marchiati come “foggiani”. Un’ingiustificata diffidenza nei nostri confronti, verso chi ha sacrificato la propria estate e ha deciso di investire soldi. Così non va bene.

A Manfredonia oltre ai neo arrivati Colombaretti e Gentile, è arrivato anche Pompilio. E' un giocatore che avete voluto voi fortemente?

Sì, ma sta tutto nelle sue mani. Noi abbiamo scommesso su di lui, e per il momento non ci sta dando le risposte che cercavamo. Può essere il più forte della serie D se vuole, e questo lo sa bene. Ma deve capire che è arrivato il momento di diventare maturo.

Com'è il suo rapporto con Vadacca?

Corretto. Siamo due persone che si parlano in maniera diretta, senza mai scavalcare i ruoli. Io ho rispetto dei ruoli all'interno della squadra. Dispiace che il lavoro fatto fino ad ora non ci stia ripagando, ma per demeriti nostri soprattutto. Stiamo giocando dei grandissimi “tempi”, certe volte il primo, certe volte il secondo. I giocatori devono capire che sono fortunati a lavorare solo due ore e mezza al giorno, e per questo nei novanta minuti in cui scendono in campo devono dare tutto. Io dopo la gara contro il San Severo in Coppa Italia, ho attraversato un momento difficilissimo: è stata la prima volta nella mia vita, in cui sono dovuto entrare negli spogliatoi nel post-gara per spiegare e ribadire ai giocatori che quando si indossa una maglia di una città, questa va sudata al massimo.

Oggi pomeriggio gara di Coppa Italia al "Miramare" contro il Campobasso. Ci sarà turnover? C'è qualche nome che può svelarci che partirà sicuramente titolare?

Sono stati convocati dei nostri talenti come De Filippo, Quitadamo, Garruto e La Forgia che sono tutti ragazzi giovanissimi, ma sta al mister decidere chi scenderà in campo. Come ho già detto, io rispetto i ruoli. Modulo? In serie D non ci si attacca ai moduli, si gioca più sui princìpi: impegno, volontà e tecnica. Questa squadra è ricca di elementi, al contrario di quanto si possa pensare. Abbiamo preso Pompilio, Pellegrino, Lorito e molti altri, che sono rinforzi importanti. Albanese, un ragazzo cerignolano del ’95, lo abbiamo preso che versava in condizioni fisiche molto precarie. Gli abbiamo permesso di recuperare dall’infortunio e ha iniziato a nuovamente a giocare. Quando sarà al 100%, secondo me diventerà un giocatore da Lega Pro a salire, è fortissimo.

La piazza si è mostrata un po' scettica riguardo al vostro ingresso in società, ma sembra voglia darvi fiducia. Si sente di fare una promessa ai tifosi?

Nessuna promessa. Anzi, l'unica cosa che posso promettere è che se dovesse proseguire questo continuo ed ingiustificato scetticismo nei nostri confronti, io andrò via

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Francesco Beccia